Quella di Gianni Versace è una storia che inizia nel sud dell’Italia, a Reggio Calabria, città nella quale il grande e compianto stilista nasce e dove ben presto segue le orme della madre, facendosi le ossa proprio nella sartoria di quest’ultima.
Nel 1972 Gianni Versace decide di lasciare la Calabria e di trasferirsi a Milano per cominciare a cimentarsi sul serio, iniziando alcune importanti collaborazioni, anche come direttore creativo, con diverse case di moda come Callaghan, Complice e Genny.
Successivamente Versace compie il grande passo creando la propria griffe, “Gianni Versace”, appunto, e nel 1978 disegna la sua prima collezione.
Da quel momento in poi è una vera escalation di successi planetari, grazie ad una moda capace di ribaltare gli schemi, di abbandonare il rigore delle epoche precedenti e mostrarsi trasgressiva al punto giusto, eclettica, surreale e rivoluzionaria.
Nel 1982 Gianni Versace, da vero cultore del metal mesh, idea, in collaborazione con un artigiano tedesco, l’Oroton, la maglia a incastro di elementi metallici.
In seguito mette a punto il tessuto “Africa” in cui un sottile filo di nylon si accoppia ad un filo di viscosa e poi viene trattato al fine di ottenere impalpabili trasparenze.
Nell’84, Versace introduce la scomposizione dei volumi di Picasso nella struttura degli abiti, perché grande è la passione per l’arte contemporanea.
Versace accorcia le gonne dei tailleur, che diventano immediatamente e irrimediabilmente sexy e nella collezione successiva ne allunga la giacca trasformandola in un “blady” (acronimo di blazer e lady).
Nel 1993 spopola il suo stile “bondage” fatto di abiti neri aderenti sui quali campeggiano borchie, fibbie di diamanti e cinture, che le modelle indossano in passerella avanzando su vertiginosi tacchi a spillo.
Complice dell’indiscutibile successo della griffe è senza dubbio l’apporto creativo di grandi fotografi come Richard Avedon e Mario Testino che, negli anni d’oro, firmano meravigliose campagne pubblicitarie con le più famose top model del momento, muse ispiratrici dello stilista calabrese: Claudia Schiffer, Eva Herzigova, Naomi Campbell, Cindy Crawford, Kate Moss.
E poi attrici, cantanti, principesse (una su tutte lady Diana che fu anche amica di Versace): tutte vogliono vestire Versace e osare un look che va sempre controcorrente, senza mai dimenticare il glamour.
Tutta la produzione di Versace si caratterizza per l’utilizzo di materiali eterogenei, come il cuoio, la gomma, la seta e i metalli, che lo stilista abbina con estrema sapienza creativa.
La moda di Versace possiede una forte connotazione sessuale, è eros allo stato puro, perché le sue creazioni sottolineano sempre la carnalità della donna.
Versace sceglie come simbolo la figura mitologica della Medusa, affermando “Chi si innamora della Medusa non ha scampo”, perché la sua donna, proprio come la Medusa ammalia, seduce, immobilizza con lo sguardo.
Il genio di Gianni Versace si è realizzato anche nel disegno di onirici abiti di scena per la Scala di Milano e per il Piccolo Teatro e avrebbe continuato ad esprimersi con estro e passione se la mano di un serial killer non ne avesse spezzato la vita nel luglio del 1997, a Miami Beach.
Oggi l’azienda è nelle mani esperte della sorella Donatella, designer di successo, ma nessuno potrà mai dimenticare il compianto Gianni, colui che ha saputo davvero rivoluzionare il mondo della comunicazione all’interno dell’universo “moda” con enorme passione e indiscusso talento creativo.