Cinque stelle Michelin illuminano il firmamento della ristorazione siciliana!
La Madia, nella splendida cornice di Licata, in provincia di Agrigento, si fregia della cucina di Pino Cuttaia, chef che reinterpreta il gusto della vera tradizione siciliana, con piatti che innovano. La cucina di Cuttaia è un itinerario di profumi, sapori e ricordi che sono l’imprescindibile ricetta del ristorante. Ecco allora “memoria visiva” una delle ricette alle quali lo chef Cuttaia è più affezionato, a base di pesce spada, un piatto che è, appunto, “memoria del passato” e dunque, inevitabilmente ricchezza e bagaglio culturale; oppure “la nuvola di caprese” composta dal liquido di governo della mozzarella che si stende, come un velo, su una spremuta di pomodori datterini rossi, profumata di aglio e basilico. Un cucina “di carattere”, in una location contemporanea ed estremante curata, dove regnano professionalità e gentilezza. Questa è “La Madia”, un posto in cui il rito del cibo diviene un’esperienza sensoriale fuori da ogni luogo comune.
A Linguaglossa, paese alle pendici dell’Etna, scopriamo Shalai, ristorante raffinato, situato al pianterreno di un palazzo ottocentesco signorile, dal sapore antico. In dialetto siciliano “shalai” significa “gioia piena” e mai nome fu più azzeccato per descrivere l’atmosfera elegante e sobria al contempo, che ci si appresta a respirare varcando la soglia di questo locale, che è anche un resort, e sul cui portone d’ingesso vi è scritto un “benvenuti a casa” che regala subito una piacevole sensazione di accoglienza. Un design essenziale, un lusso senza tempo, mai sopra le righe, retrò, che ben si sposa con le proposte dello chef Giovanni Santoro, la cui cucina mai prescinde dalla tradizione siciliana, con ricette che spaziano dalla carne al pesce, utilizzano notevoli materie prime che seguono i ritmi delle stagioni e sono sempre accompagnate da vini etnei di gran pregio. Come non citare il “tortino soffiato al cavoletto viola e ricotta fresca servito su vellutata di porri, patate e olive nere”, uno dei piatti top della cucina di Shalai, un mix di ricordi infantili e modernità, che soddisfa la vista e il palato. Shalai e lo chef Giovanni Santoro sono un binomio perfetto, capace di coccolare i clienti con l’eccellenza del gusto e dell’ospitalità.
Un panorama mozzafiato, davanti ad uno dei mari più belli del mondo, un’esplosione di colori e profumi: questa è la cornice che racchiude Signum, l’hotel-ristorante nel cuore del borgo di Malfa, uno dei tre comuni dell’incantevole isola di Salina. Signum si articola in tre aree seducenti: il dehor esterno che si affaccia sul mare e da cui si riconosce la sagoma di Panarea; la veranda giardino, in cui si respira tutto il profumo del mediterraneo e che che accoglie i clienti d’inverno, e il bar che ha una doppia location, sia dentro la struttura che sulla terrazza. Martina Caruso è la straordinaria, giovane chef di Signum, capace di reinterpretare, con passione e originalità, le ricette tradizionali del luogo, accompagnandole con una carta dei vini che è uno dei fiori all’occhiello del ristorante, assai ampia e con una vasta proposta di annate, in cui si annoverano tante meraviglie enologiche locali. Ecco allora i “ravioli con polpo e patate”, in cui regnano fantasia e grande equilibrio, o il “gelato al cappero”, emblema della cucina di Signum. Un livello altissimo, fatto di attenzione e amore. Signum coglie “nel segno”, una vera eccellenza tra mare e terra
Quella de I Pupi è “… un eleganza moderna e minimalista” come l’hanno definita gli ispettori della Guida Michelin. Infatti, a dispetto del nome, che farebbe pensare ad una location assai tradizionale, in cui trovare i simboli della cultura siciliana, il ristorante, situato a Bagheria, punta su uno stile minimal chic, con il pavimento in pietra lavica sul quale si stagliano tavoli in cristallo. La cucina dello chef Tony Lo Coco è “aperta, appassionata, attenta, curata” come egli stesso afferma, perché Lo Coco è un creativo, capace di dare vita a dei veri e propri capolavori culinari che regalano istanti di felicità e soddisfazione anche ai palati più sopraffini. Sapori delicati, raffinati e decisi quelli che lo chef propone ai suoi ospiti. Come non nominare il manzo Kobe, particolare razza di manzo, giapponese, la cui carne è considerata la più buona in assoluto e che Lo Coco inserisce nel menù del proprio ristorante. Come non citare anche i dolci, quali la “tartare di frutta” o la “mousse al cioccolato”: un trionfo di sapori che rivelano la grande passione per la cucina e la cura dei particolari. I Pupi, è senza dubbio un tempio del gusto in cui il cibo diviene esperienza emozionale.
Da semplice pub nel cuore di Mondello, a Palermo, Bye bye Blue” diviene, in pochi anni, un ristorante di qualità, grazie al barman ed esperto sommelier di professione, Antonio Barraco, e a sua moglie, Patrizia Di Benedetto, appassionata di cucina. Nel ristorante Bye Bye blues, regna una gastronomia mediterranea rivisitata in chiave moderna, in cui i sapori e i colori della tradizione locale vengono ristrutturati del genio creativo della chef Di benedetto. Dal punto di vista estetico, il Bye Bye Blues non si lascia andare al classico folklore locale, bensì ama la sobrietà negli arredi interni. Le creazioni culinarie di Patrizia Di Benedetto non prescindono mai dall’innovazione che si àncora alla tradizione. La Di Benedetto ama una cucina che sia contaminata anche da ingredienti provenienti da diverse culture gastronomiche, al fine di produrre piatti che raccontino storie, percorrendo strade poco battute.
Come non citare dunque i suoi “spaghetti con tartare di ricciola e bucce di agrumi canditi” o “il trancio di pesce arrosto con cous cous di melanzane e brodetto di vongole”, che sorprendono per quel loro stile sobrio ma inatteso. Genialità, equilibrio, valorizzazione delle materie prime: Bye Bye Blues appaga con la sua cucina di gran classe.