Il Museum Quartier di Vienna:  uno dei poli museali più grandi  al mondo, con oltre 90.000 metri quadri di superficie  che comprendono musei fondamentali per la storia dell’arte moderna e contemporanea. Un vero e proprio laboratorio, dove si svolgono mostre, seminari e iniziative che spaziano dall’arte per i bambini a infiniti archivi di progetti di alta architettura per addetti ai lavori.

Uno spazio culturale dove dar libero sfogo alle passioni, e dove lasciar perdersi tra le magnifiche opera di  artisti davvero imprescindibili le cui tracce vanno seguite nei diversi musei. Eccone cinque.

Gustav Klimt

Ha vissuto a Vienna tutta la vita, ne ha visto tramontare l’Impero a cavallo fra XIX e XX secolo, ne ha assorbito la nobiltà decadente trasformandola in una visione fluida e mortale della bellezza, che anche nello sfolgorìo dell’oro nasconde un fondo di malinconia. Il Leopold Museum raccoglie una serie di opere fondamentali, fra le quali Vita e morte, che Klimt dipinge fra il 1910 e il 1915, quasi al termine della sua esistenza.

Egon Schiele

Austriaco, allievo di Klimt, Schiele ha assorbito l’arte Europea dei primi del ‘900 e ne ha tratto uno stile del tutto personale e riconoscibile. Capofila dell’espressionismo europeo, a suo agio fra disegni e dipinti, ha costruito una collezione di tipi umani e paesaggi che sembrano sempre sul punto di andare altrove, raccontando un’intuizione di fine del mondo propria dell’Europa del tempo. Non si può visitare Vienna e non incontrare Schiele al Leopold Museum.

Paul Klee

Pittore solitario e autodidatta, svizzero di nascita, si lascia sedurre dall’incontro nel 1911 con gli artisti del gruppo Der Blaue Reiter, il cavaliere azzurro, fra i quali Wassily Kandinskij. Klee è fra i nomi più importanti dell’astrattismo europeo, al quale aggiunge un particolare amore per il colore che racconta un tocco di esuberanza decisamente anomalo nei consessi artistici dell’epoca. Al Mumok opere come Boat and Cliffs decisamente meritano una sosta.

Andy Warhol

Let’s do Pop Art. Rappresentare il secondo ‘900 dell’arte europea è (anche) ricordare il legame con l’arte nordamericana. Consumo, serialità e benessere vanno a braccetto e Warhol capisce per primo che saper raccontare una cosa, magari per immagini, è più importante che saperla fare. Al Mumok, imperdibile museo di arte contemporanea, Orange Crash 1963 è un bell’esempio di serialità, per ciò che rappresenta e perché parte di una serie.

Roy Lichtenstein

Ancora pop art e ancora Stati Uniti per seguire l’evoluzione dell’immaginario artistico del secondo ‘900. I dipinti di Lichtenstein raccontano con i tratti del realismo una realtà immaginaria di cavalieri e fumetti capaci di insinuare il dubbio che siano loro i più veri del vero. Qui il cavaliere azzurro di Klee diventa rosso (The Red Horseman, sempre al Mumok) e sostituisce il romanticismo con l’agonismo degli anni ‘.

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